La Grande Impostura, titolo bartoliniano per eccellenza di un libro, incisivo e brillante, che ebbe e continua ad avere molte edizioni e molti lettori, è la raccolta di una scelta di articoli, dal 1992 ai suoi ultimi giorni.
In questi scritti la penna di Bartolini fece rivivere i fasti della scintillante stroncatura di matrice papiniana, ma priva di arroganza e di protagonismo, riveduta e reintegrata alla luce di una rara competenza storico-artistica.
«Il sonno della ragione genera mostre», scrisse per primo SigfridoBartolini (ora è divenuto un modo di dire comune per indicare un evento irrazionale).
Il rogo in cui bruciano alcuni dei suoi bersagli è anche quello della risata, liberatoria risata che avverte che il re è nudo, "nudissimo", nonostante i panneggi e le maschere di una critica illusionistica.
Questo libro, che porta sulla copertina una delle parole che Sigfrido adoperava più spesso, impostore o impostura, è un libro per molti aspetti straordinario anche per la efficacia, la funzionalità, la lucidità del marchingegno stilistico.
Marino Biondi
Aveva l'orgoglio di chi sa e l'alterigia di chi sa che, ormai, sapere è più che inutile e più che dannoso.
Beatrice Buscaroli
Un artista «nato in ritardo rispetto al tempo che avrebbe dovuto essere il suo», uno che combatteva una battaglia «impari»? Caso mai il contrario: uno che vedeva oltre gli idoli e i feticci, oltre la cortina del conformismo ignorante e/o interessato che per un peso d'inerzia e non per qualità di opere e di argomenti, rende forse impari, ma mai decisa la battaglia.
Gabriella Rouf, ”Contro la Grande Impostura” - Testi anticonformisti sull'arte (Il covile n° 724)