Sigfrido il pensatore: il diario inedito

1954—2007

DISPERATA FELICITÁ

(Diario inedito) 

Lo scrittore ha sempre accompagnato l’artista, e la pagina del diarista è la sorpresa letteraria che ci viene dal postumo Bartolini.

Non diario puramente psicologico, anche se introspettivo – ma diario mentale, diario morale, diario storico. È un libro segreto e al tempo stesso compiuto; è il diario di un'autobiografia attraverso cui parlano anche molte voci spente della sua generazione.

Il Diario di Sigfrido è stato per certi aspetti una rivelazione, per la profondità dei pensieri, la non rara brillantezza delle soluzioni aforistiche, la qualità della scrittura, misurata e sobria quanto lucida ed efficace; per la coerenza dell’intimo disegno di una scrittura destinata a restare segreta, almeno lui in vita, quindi libera da ogni condizionamento.

Il Diario è un approccio alla storia. In Sigfrido Bartolini era radicata la persuasione, rafforzata da innumerevoli prove e argomenti, che la civiltà, quella in cui si era formato, avesse imboccato il viale del tramonto, una lunghissima agonia.

Scrive in un paio di occasioni che: “i Saggi non scrivono”, che la scrittura a volte è una forma di dissipazione forse anche un'impostura verace, ma i grandi filosofi non scrivono, almeno i filosofi che lui amava ricordare, i filosofi della sapienza greca, che lui leggeva nelle edizioni di Giorgio Colli uscita a Firenze negli anni all'incirca fra il '75 e il '79.

Giorgio Colli, uno degli uomini che Sigfrido Bartolini veramente ammirava, uno dei sapienti, un sapiente che viveva quasi misconosciuto a Firenze e che dicono, negli ultimi tempi parlava in greco, come Michelstaetder, perché considerava l'italiano una lingua ormai irreversibilmente viziata dalle troppe imposture e ricorreva quindi alla lingua dell'Essere, alla lingua ontologica del greco e forse del greco di quei bellissimi semi-dei: i famosi bronzi di Riace tanto ammirati anche da Sigfrido Bartolini.

Marino Biondi